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infiammare, perchè l’unione loro le sembrava più che mai impossibile. Questo pregiudizio la rattristava grandemente, ma la convinceva tutta.

Di sera restava lunghe ore davanti alla finestra, davanti alle nuvole lunghe, color di rame o turchine, che venivano dissolvendosi dall’occidente, e una tristezza, un desiderio di cose ignote, confuse, la vinceva. Non si confessava ch’era il desiderio di trovarsi vicina a Paolo, di nascondergli il viso sul cuore e di piangervi sopra. Ma quando finalmente vinta gli scrisse, pianse davvero, dolcemente.

La lettera doveva esser vibrante dei suoi sentimenti, perchè la risposta, questa volta attesa con ansia confessata, giunse prestissimo.

Non più con turbamento, ma con cuore tremante e viso smorto Elena lesse:

«Oh no, Elena, non è più possibile che io mi distacchi da lei, mio piccolo gran sole, che viene ad illuminare l’anima mia!

«Parli sempre così, e l’onda delle sue sante parole mi darà, rinfrescandomi, ogni fede e coraggio. Io non le chiedo altro se non di proseguire. So che non è chieder poco; perchè so chi ella è, e sento tutte le poetiche vibrazioni dell’anima sua. Sia amica così, fino all’ultimo. Ella mi rasserena la fronte, ella dirada la tenebra dell’orizzonte mio, che spesso si oscura.»

«....Se ella seguita a parlarmi così, io avrò un coraggio da leone per ogni cosa buona e bella.