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buio, le stelle, il mistero della notte fragrante: vagò nel giardino e il profumo delle rose la colpì vivamente, confondendosi, in una inesplicabile sensazione, coi suoi stessi sentimenti.

Tardò ad addormentarsi; sentiva una gioia grande e intensa, ma in fondo all’anima provava un’angoscia dolce e struggente, e questi due sentimenti confusi insieme le davano come uno stordimento febbrile e inebbriante.

Pensava: — Io gli vorrò sempre bene, non lo dimenticherò mai — e come sarebbe possibile? — ma non potrò mai amarlo, mai!

E parevale d’esser serena pensando così, ma intanto aveva paura di amarlo, perchè si sentiva a poco a poco vincere da un fascino ineffabile. L’idea di appoggiar la testa sul cuore di lui, com’egli desiderava, e sollevar gli occhi verso i suoi, le dava un’impressione così ineffabilmente dolce da farla piangere; ed ella si abbandonava al sogno, pur dicendo di non poterlo amar mai. E tardò a scrivergli.

I giorni scorrevano: sempre ella provava una smania di scriver, di gettar sulla carta, con la sua scritturina esile e irregolare, col suo stile fantasioso di ragazza meridionale intelligente, tutto il suo cuore, che fremeva e tremava nell’avvolgente e inesplicabile mistero nuovo, ma resisteva e contava i giorni, aspettando il momento beato. Sentiva d’aver trovato già il suo sole, com’egli scriveva, ma non voleva lasciarsi