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profumo, poteva arrivar a Paolo quand’egli, ristabilito e rasserenato, non ne avrebbe più sentito il dolce conforto.
Nei giorni seguenti però tornò ai pensieri soliti, e l’impressione viva della lettera di Paolo sfumò; ma quando si sentiva turbata da qualche triste idea, ricorreva alla visione del suo lontano amico e si rasserenava. Non aspettava presto un’altra lettera, e le pareva di non desiderarla, ma sapendo che fra una cosa e l’altra occorreva una settimana per una pronta risposta, otto giorni dopo corse con leggero turbamento quando il portalettere venne. Anche quella sera Giovanna era assente: anche quella sera arrivò una lettera quadrata, dura e bianca, la cui soprascritta dalle rapide lettere angolari aveva già preso una forte suggestione nella memoria di Elena. E il cuore di lei ebbe un rapido sussulto. Così presto arrivava, così presto? Perchè? Come?
Paolo le scriveva d’esser stato assente qualche giorno; al ritorno aveva trovato «come un soffio d’aria pura e vivificatrice» la sua lettera e d’esserne ancora immensamente consolato.
«Grazie: anche da lontano ella ha una virtù ineffabile e soave di conforto. Fino a quando? Per mia parte, di certo, finchè un alito, un soffio di vita m’agiterà.»
In quella lettera egli cominciò ad apparirle sotto un nuovo aspetto, che la colpiva immensamente.