Pagina:Il tesoro.djvu/174


— 164 —


passò rasente, e sentì Maria, che dopo aver scorto il viso ben noto, tutto bianco e freddo sullo sparato della camicia che sembrava di porcellana, tremar come uno spaurito uccellino imprigionato.

Stefano s’accorse che Cosimo, con una fugace espressione di ammirazione sul volto, si rizzava sulla persona, fissando sulla fanciulla il suo acuto sguardo turchino, che penetrava come un assillo, come un insulto, come un bacio violento.

Gli avrebbe volentieri dato uno schiaffo, perchè quella sera soltanto si degnava d’accorgersi di Maria Spina, ma si contentò di guardarlo freddamente, conducendo intorno la sua piccola splendida dama.

La sala era già affollata di signorine in costume: un trionfo di scarlatto fiammeggiante che dava riflessi alle pareti adorne di edera lucente.

Quando Maria volle sedersi, Stefano si allontanò, ma non uscì dalla sala, benchè fosse un giocatore appassionato, e rimase vicino ad una porta, osservando Bancu, e attortigliandosi rabbiosamente i baffi.

Non era certamente innamorato di Maria, ma odiava Cosimo, e vedendolo fissare il suo sguardo da sparviero sulla fanciulla, provava un infinito disprezzo.

Ma s’accorgeva Maria dell’attenzione di Cosimo? Forse sì, perchè diventava sempre più bella, quasi animata da una misteriosa luce interna: