Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 160 — |
spettro, un’ombra, un ricordo amaro le passasse davanti, il suo viso s’oscurava e le sue labbra assumevano quell’increspatura dolorosa che colpiva vivamente il padre. Allora egli si pentiva della sua innocente gelosia, e avrebbe voluto, a costo di morirne di crepacuore, che Maria ridesse e chiacchierasse sempre e con tutti.
— Sei stanca? Vuoi che ce ne andiamo? — le chiedeva.
— Come vuoi.
— No, se ti diverti ancora. — Essa faceva una smorfietta d’indifferenza. — Allora andiamo.
E benchè egli avesse desiderio di restare, l’avvolgeva bene negli scialli, se la pigliava sotto braccio e tornavano a casa.
Lungo la via, al buio, avrebbe voluto dirle cose allegre e confidenti, ma il silenzio di lei, l’immobilità del suo braccio gli toglievano il coraggio di parlare.
Un giorno venne in casa Spina una signora, dicendo che il sabato seguente c’era ballo al circolo, e siccome Maria non dimostrava entusiasmo, esclamò:
— Ma signor Spina, che razza di fanciulla è sua figlia? Eccola lì fredda come il ghiaccio! Alla sua età una notizia simile mi faceva saltare per la gioia!
— Eh, Maria non salta — diss’egli. — Ma anzi ora è allegra. Se la vedesse in certi momenti!
Ella sentì un lieve accento di rimprovero e di