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reva sospirasse per il cigolìo del tronco. Ella, superstiziosa e paurosa, si spaventò, e alla livida luce della fiammella, che irradiava appena le pietre del focolare, cercò tremando la candela.
Ora, mentre tendeva la mano destra, con la sinistra si strofinò leggermente l’angolo di un occhio, e tosto, per il fenomeno semplicissimo che a tutti accade, vide un grande occhio splendente passarle rapidamente dinanzi. Diede un salto e un grido doloroso.
Poche volte ella aveva veduto quell’occhio — qualche volta due in pari tempo — con indicibile terrore; era lo sguardo d’uno spirito occulto e terribile, che l’avvertiva di misteriose disgrazie. E ogni volta, ella diceva, le era accaduta qualche cosa malaugurata: l’ultima volta, per esempio, Costanza aveva cominciato a perseguitarla!
Tremando nervosamente, accese il lume e rimuginò il fuoco, ma neppure la luce ed il calore dissiparono la sua cupa apprensione. Nonostante il suo angoscioso terrore pensava sempre ai capelli di Alessio: ravvivò il fuoco, e soltanto dopo aver cercato le forbici nel cestino del cucito, guardò se il pane fermentava. La pasta, d’un color grigio livido, era gonfia, ma non ancora in grado di essere rimescolata; ed ella si sedette accanto al fuoco con le mani intrecciate davanti alle ginocchia, e cadde in profondi pensieri, aspettando e tremando.