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sul piede — vengono a dirmelo davanti agli uomini, che perciò mi rivolgono delle insolenze!
— Fa una cosa — disse Agada ridendo — mostra a tutti le gambe, e vedranno ch’è calunnia!
Ella sollevò vivamente il capo, guardò scandolezzata la padrona e disse con dispetto:
— Sentite, se non fate il piacere di finirla, voi e loro, vedrete la burla che vi faccio io!
Agada, temendo ch’ella se ne andasse, pregò Costanza e Salvatore di lasciarla in pace.
— Oh, va al diavolo! — esclamò Salvatore. — Ti occupi di queste cose? O sei gelosa?
Gelosa? Agada non sorrise neppure, tanto la cosa le parve sciocca.
— Che intendi dire, Salvatore Brindis?
— Voglio dire se ti salta in testa l’idea che tuo marito s’occupi sul serio della sua domestica, che il diavolo la scortichi!
— Ma non è questo che volevo dirti io!
— Sì, lo capisco, ma del resto faccio quel che mi pare e piace!
La sera infatti, mentre finivano di cenare, interruppe un grave discorso per dire:
— Vieni qui, Cicchedda, l’olianese mendicante, cosa sono i pettegolezzi che sei andata a raccontare alla tua padrona?
La fanciulla arrossì e provò un principio di spasimo.
— Io? nulla! — rispose.
— Nulla? Te lo do io il nulla! Ecco ora che