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— Se mi anticipate i denari!

— Non ne ho, ma tu sai che ho un giubbone ed una tunica che vorrei vendere perchè mi sono stretti. Te li do in conto della tua paga...

Cicchedda accettò, e così ebbe quasi un anno di paga anticipata, perchè Agada, con tutta la sua coscienza, glieli cedè a prezzo doppio del valore.

Con tutto questo temeva che qualche giorno la ragazza la lasciasse, e la trattava bene perchè difficilmente ora avrebbe trovato una domestica più esperta per quel prezzo vile. Oramai Cicchedda conosceva tutti gli angoli della casa, sapeva gli affari di famiglia, era agile, fedele, esperta, non tradiva il segreto, non rubava, mangiava e dormiva poco. Poi in certe ore era d’un buon umore invadente, che cacciava la melanconia dall’anima severa di zia Agada. Diceva ingenuità stravaganti e verità che facevano ridere, tanto erano profonde; portava dalle vie, dalle case, da tutti i buchi dove penetrava, un mondo di notizie, di pettegolezzi, di cose meravigliose ed emozionanti.

Le Brindis facevano vita ritirata, ma piaceva loro di conoscere i falli altrui, e godevano assai per le buone qualità di cronista di Cicchedda.

Poi Domenico s’era affezionato alla servetta con tutta la tenacia degli affetti infantili; senza di lei, che sembrava ammaliarlo, non mangiava, non dormiva, non stava tranquillo; e quando ella