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La maga, spaventosa, col viso, le mani ed il collo gonfi enormemente, si avvoltolava, aggrappandosi tenacemente al letto, contorcendosi tutta. Costanza temeva di vederla cadere, e spaccarsi il cranio nei furiosi colpi di testa che dava al letto, ma parea che la vecchia avesse l’istinto di non farsi del male. A momenti, per reazione o per dispetto. Costanza pensava se tutto non era una finzione, ma quando la maga emise una strana voce, simile al canto del gallo, rabbrividì di terrore, e fu per andarsene.
— Fermali, fermati; sei nuorese? — domandò la maga, con voce naturale e dolce.
— S’è svegliata? — si domandò Costanza; e si meravigliò scorgendo gli occhi della vecchia sempre chiusi, sempre le sue membra contorte dalle convulsioni.
— Io sono il più piccolo — disse la voce dolce della maga — quello che proteggo Marta Fele dagli altri sei demoni.
— Oh, oh! — esclamò fra sè Costanza, e arditamente domandò:
— E allora, perchè non mi rispondi tu?
Lo spiritello si stizzì, e mentre zia Marta si rizzava sul letto (Costanza si rifugiò nell’altra cameretta) gridò:
— E chi ti ha risposto se non io?
— Mi hai risposto un corno! — pensò la ragazza; poi, vedendo la maga ricader sul letto, battendosi forte la testa, disse: