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La povera vecchia fu assalita da orribili convulsioni epilettiche; Costanza credè che gli spiriti le invadessero e contorcessero il corpo.

Suggestionata la Fele diceva nelle sue convulsioni cose orribili e straordinarie, cambiando ogni tanto accento, riproducendo la voce di molti animali; parlava strani linguaggi, con accenti gutturali e striduli, che passavano per latino e spagnuolo, e che invece potevano essere ostrogoto. Questa virtù costituiva il suo maggior pregio e la sua più alta fama: ma per fortuna rispose in semplice olianese alle timide domande di Costanza.

E non disse nulla di preciso. Fra improperi, bestemmie e grida dell’altro mondo, rispose che il tesoro esisteva realmente, ma che bisognavano dati precisi per trovarlo.

— Diavolo! — pensò Costanza con rispetto della maga. — Se avessimo indicazioni precise non sarei venuta qui a spaventarmi.

Facendosi coraggio, incalzò con le sue domande.

— Sforzatevi, sforzatevi a indovinare il luogo, guardate bene, cercate....

La maga cercava, cercava, ma rispondeva sempre:

— C’è, c’è; ma bisogna aver le indicazioni. Portamele e ti condurrò....

— Se ho le indicazioni non occorre che mi conduciate voi! — pensò Costanza stizzita.