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gnora Marchis lo qualificava per un uomo intelligente, poichè faceva la corte a Peppina.

Com’è seria e pura! — pensava l’avvocato con le gambe accavallate, guardando Elena. — Quanti anni ha? Venti forse.

Si volse e guardò Giovanna: ma ella gli voltava le spalle, fissando sempre in lontananza un punto misterioso. La sola che seguiva con qualche intuizione la suonata era Elena; con animo cortese cercava di percepire tutte le cose belle della musica di Cosimo, e la sua buona volontà dava qualche valore ad ogni nota. Nella seconda parte credette sentir gli spari, scorger i cacciatori fermi alla posta, dietro i dirupi, e veder il cervo passar cauto e leggero, poi saltellante e rapido, ferito al fianco e inseguito dai cani. La suonata si chiudeva col ritorno dei cacciatori, che cantavano lietamente, scendendo per le balze, nei montuosi sentieri rocciosi al cader della sera.

I cani dovevano latrare giocondamente, e per accennare la sera si doveva sentir in lontananza il rintocco dell’Ave Maria. Fu veramente l’unica cosa che riuscì bene: s’udì distintamente il rintocco melanconico e vibrato d’un’ave lontana: ad Elena si illuminarono meravigliosamente gli occhi, perchè provò la sensazione di un paesaggio alto e deserto, ove splendeva il gran vespero delle montagne.

S’applaudì, si volle il bis del finale; e il