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del cembalo dare la sensazione dell’immenso ed arcano silenzio.

In realtà non riproducevano nulla, e Giovanna scorgeva il Gennargentu solo dai vetri della finestra, nell’estremo orizzonte che s’oscurava.

La signora Marchis taceva finalmente, profittando del generale raccoglimento, per fare studi di critica sui varii personaggi: Peppina sorrideva, sfolgorante di bellezza, ed anche Elena, leggermente abbandonata sulla spalliera della sua sedia, come immersa in un sogno, pareva bella alla vivissima luce dei lumi. Era rosea, coi capelli tutti rialzati sulla fronte purissima. L’avvocato si degnava finalmente di guardarla dall’alto, e pensava, vivamente colpito:

— Ecco una ragazza che deve pensar profondamente. Com’è seria e pura!

I suonatori eseguivano la prima parte: l’entrata dei cacciatori a cavallo, coi cani, di cui si distinguevano benissimo i latrati. Gli occhi del signor Ciriaco toccavano obliquamente la radice dei capelli delle tempia, e l’arco del violino sembrava una bacchetta magica. Peppina lo guardava meravigliata, poi guardava le mani di Cosimo, più eburnee dei tasti, e senza l’incanto di quelle mani, tutta la musica le avrebbe fatto l’effetto d’un tuono con relative saette. Il biondo intanto, col gomito sul ginocchio e il mento sulla mano, ripassava fra sè la sua poesia, e la si-