modo, a nostro modo cotto, perchè il fornajo si nega farcelo anche a prezzo maggiore per non cadere sotto gli attentati della vostra legge. Voi ci vietate di mangiare un pezzo di pane buono, perchè il fornajo non ha più interessse di confezionarlo con gli ottimi grani che usava. Il povero aveva il pane prima della tariffa a baj. 18, 20, 22 la decina, oggi lo paga 19 e 21 bajocco; che utilità risente? Dal 21 al 27 la decina, niuno ha più la comodità di avere una qualità di pane corrispondente a un prezzo intermedio; perchè privare il pubblico di questo vantaggio? E in mezzo a questo perchè i fornai gridano al danno che soffrono, all’ingiustizia che li tormenta, alla rovina di cui si vedono minacciati? Se i consumatori non sono contenti, i panattieri parrebbe che dovrebbero esserlo. Se il prezzo del pane calcolato sopra una base ingiusta porta un prezzo tariffale quasi eguale a quello col quale vendevano primi della legge, ond’è che muovono tanti reclami? È questo il quesito che origina dall’esperienza di questi giorni. La verità che lo risolve è, che Voi avete distrutto tuttocìò che in seno di questo paese aveva sistemato la concorrenza, unica arbitra e guida del buon mercato. Il Municipio ha voluto assumere a sé quell’impegno che si tenevano stretto alla molla de! guadagno centoquarantadue fornari, e non è riuscito che a scontentare fornari e consumatari. Che esi-