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secondo le proporzioni delle varie materie panizzabili di cui è data la regola all’Art. 10 per le diverse qualità. Il sapere quali siano queste proporzioni poco importa; sono una norma, un numero dato che non potrà seguirsi che approssimativamente nella pratica. Voi Signor Municipio avete fatto i vostri conti sopra un rubbio esatto di grano; se il fornaio dovesse seguirvi in questa operazione dovrebbe avere un bilancione sul farinaio, un altro nella stufa, e tutto insaccare per mettere a peso; creare un ordegno per pesare i lieviti, moltiplicare la mano d’opera e accrescere così le spese. Voi avete fatto pone per quanto ve ne dava, secondo le vostre regole, il rubbio di grano; il fornajo deve fare tanto pane quanto serve ad empirne il suo forno, e farne tante infornate e di quella qualità che può vendere nel suo negozio. Malgrado tuttociò, teniamo in discorso l’ipotesi la più generale che possa accadere, quella cioè che il fornaio studi esattamente di eseguire le norme prescritte, e confezioni il suo pane in proporzione delle vostre norme; ammettiamo pure che costretto di fabbricarne non quanto ne viene di ciascuna qualità, secondo la vostra media delle tre rubbia, ma quanto ne può smaltire colla vendita. Avvenga ora, come è attualmente, che il raffinamento del gusto fa ambire il pane di prima qualità anche nella classe povera, il pane di qualità infima non se ne venderà abbastanza, cosicchè