quali ne vannno in uso ben quindici o venti per settimana, e questa muta è raddoppiata nella estate e i veli e stamigne dei frulloni che ogni anno conviene rinnovare. È duopo d’aggiungere la biancheria di letto e di tavola pel ministro, le stoviglie per gli uomini, i lumi mobili, le canestre per uso della bottega, gli attrezzi da granaro specialmente i grandi crivelli, e un’infinità di altri oggetti di uso continuo che esigono or per l’uno or per l’altro, una spesa incessante assai maggiore dell’assegnata. Ma dove si rivela la onestà di questa nota, è sul calcolo delle spese mensili. L’affitto dei forni ha subilo un aumento tale che i scudi 55, non rappresentano che il prezzo discreto di alcuni forni non capaci per la loro posizione topografica di giungere a un lavoro di tre rubbia di spiano, senza l’aggiunta di altre spese per lo smaltimento giornaliero del pane fallo coll’opera di ragazzi che lo portino a lontani avventori, o di un secondo Cascherino, delle quali spese non si fa parola nella nota. Del resto è comune in Roma l’affitto di un forno per sessanta scudi mensili, come ve ne ha di settanta e più ancora; così se ve ne sono di quelli che pagano qualche scudo al disotto dei cinquantacinque, ciò è pel poco sfogo che danno i locali, o per antichi contratti non rinnovati per riguardi personali. In fine questo stato delle pigioni dei forni e un altro argomento che indica la vanità della