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lavorazione del pane misto pain de menage promosse l’esercizio di tanti piccoli forni casalinghi o panicocoli, come furono detti, che in seguito presero proporzione e lavoro più ampio, e accrebbero il numero dei primi fino a sorpassare il centinajo. Sono circa trent’anni che vigevano convinzioni diverse degli uomini successi al potere, ora vietando di dar facoltà di aprire nuovi forni sulla ragione che moltiplicando il numero di questi diminuiva il lavoro degli esistenti, ciò che rendeva più costosa la fabbricazione del pane; ora dando libertà di aprirne a chi ne volesse, ripromettendosi dalla maggior concorrenza il buon mercato; ma fatto è, che su queste alternative il numero dei forni in Roma si trova oggi accresciuto fino a 142. A ciascuno di questi è assegnato conformemente lo spiano di tre rubbia al giorno, come fosse una verità di evidenza questa ideale distribuzione di lavoro, e come il più o il meno non importasse danno a vantaggio; mentre non è ignoto che la quantità delle spese fisse mensili che sostengono i panattieri, se non sono coperte da una quantità sufficiente di lavoro riescono a danno.1
- ↑ Fu perciò che nel giorno 3 Aprile 1824 una legge della Prefettura di Ancona, prescrisse a ciascun rivenditore di pane il forno da cui fosse obbligato di provvedersi, avvisando in ciò malgrado la non esistenza della tariffa l’utile che emana dall’equa distribuzione del lavoro e della percezione di un agio moderato nell’industria della vendita. Non tardò molto e fu nel 1825, che i rivenditori vendicarono la loro libertà di acquistare il