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legge insopportabile, e il ceto dei fornai che gridava alla perdita dei suoi interessi, alla miseria della sua industria e dava in mano alla plebe, pur pocanzi turbolenta e ribelle allo stesso Governo, appiglio di usare della sua prepotenza sull’avvilito Fornaio.

Nella primavera del 1853 per naturali cagioni, o se pur vuolsi artificiose, non sapute riparare da quella Autorità che con mano di ferro imponeva la tariffa, accadde un aumento saltuario e progressivo fino al più alto limite dei prezzi dei grani. In questo, l’Autorità Municipale che riposava tranquillamente sul suo letto di rose, più che procedere nella emanazione delle sue tariffe settimanali di pari passo coll’aumento dei grani portando l’aumento sul prezzo de! pane, se ne rimase per più mesi silenziosa spettatrice dello scempio di tanti interessi per cui furono gettate alla mendicità molle famiglie industriose.1

Dal giorno 30 Aprile che la tariffa segnò il prezzo medio del grano in Sc. 10,27 fino al 27 Giugno ohe una nuova tariffa vidde la luce, i grani percorsero la scala rapida degli aumenti fino a Sc. 18 il rubbio, e il prezzo de! pane con quest’ultima non fu aumentato che di due baiocchi la diecina.2 Riuscite vane le proteste, i richia-

  1. I fallimenti dei fornai in quest’anno giunsero per attestazione pubblica a non meno di sedici.
  2. «Nel 1854, e precisamente il 18 Gennaio, venne ad aggiungersi