Pagina:Il probabile falsificatore della Quaestio de aqua et terra.djvu/20

16 LUZIO-RENIER [140]

«Licurgus vulgo nuncupatus!». Dove e come diamine s’acquistasse quel così onorifico appellativo, Dio lo sa. Nella dedicatoria, del resto, fa professione di grande modestia e dice che quelle «nugationes» le ha composte in Parigi «intercapedinatim pro animi levamine», in mezzo alle molte cure della sua missione apostolica. Accenna chiaramente ad altre opere da lui fatte stampare in Italia: «Addis insuper hactenus nostris mirum in modum fuisse delectatum lucubratonusculis, quae quidem in Italia nostra habeantur impressae». In fine promette all’amico che, se questo scritto gli riuscirà gradito, ne pubblicherà degli altri «statim, et quaestionum nostrarum super regia morte et proprietatum mysticarum libellos, maiora insuper quae apud nos observantur ac domini scrinia magnopere exire cupiunt1, sub tuo emittam favore». Che questo disegno dell’ambizioso agostiniano venisse effettuato, non consta.


III.


Meglio peraltro che queste notizie raccolte dalle biografie e dagli scritti di fra Benedetto di Castiglion Aretino varranno a delinearcene il carattere alcuni documenti di lui, o a lui relativi, che si trovano nell’Archivio Gonzaga. Vedemmo quanto affetto legasse il Moncetti a Mantova e con quali parole dedicasse, oltrechè ad Ippolito, a Isabella d’Este il De aqua. Ora è appunto ad Isabella che egli si rivolge nel 1509, per condolersi secolei della prigionia del Marchese, caduto in potere de’ Veneziani, e per pregarla insieme d’un segnalato favore. La lettera è di tal natura da far congetturare una lunga servitù precedente:


Ill.ma et unica Signora mia,

Premesso al debito offitio de servitù et fede, la multitudine de gran maestri venuti a V. Ex. per condolersi de lo atroce caso de lo Ill.mo consorte vostro me hano retardato che io simile offitio facto non habia, perchè uno gran rumore fa che una pichola voce non si sente: pur a una Dea, come è V. Ex., ogni gran peccato pentito trova perdono. La fede che io servo vostro ho havuto in V. Ex. me ha constrecto dimandarve quello, che per vostra humanità fazendo, beato e felice essere mi parerebe: et questo è che

  1. Anche la Quaestio «in scriniis quiescebat», quando ve la trovò il fortunato Moncetti (nuper reperta).