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10 LUZIO-RENIER [134]


Come i lettori si saranno accorti nel leggere lo schizzo storico sinora tracciato, noi pure propendiamo a ritenere il De aqua una falsificazione, e siccome alcuni documenti da noi rinvenuti e l’esame delle cose fatte stampare dal Moncetti ci persuasero viemmaggiormente della sua capacità a delinquere, vogliamo considerarne la figura un po’ più d’appresso che sinora non si sia fatto. Gioverà forse quest’esame ad affrettare la desiderata conclusione.


II.


Dei nuovi editori della Quaestio solamente il Torri si occupa alquanto delle molte quisquilie che precedono e seguono il trattato1; il Fraticelli ed il Giuliani riproducono puramente il testo creduto di Dante. A noi non è lecito trascurare l’assetto della edizione 1508, che è abbastanza caratteristico.

Le quattordici facciatine della dissertazione sono circondate da prose e versi d’occasione. Era costume del tempo, senza dubbio; ma qui ci sembra siasi abusato del costume, quasi che l’editore volesse far servire l’edizione più a gloria propria che non dell’autore. Dopo un epigramma latino in lode del dedicatario, il lungo titolo ed un tetrastico a Dante (tuttociò sulla c. 1 r), s’adagia sulle carte 1 v e 2 r la gonfia lettera di dedica al cardinale Ippolito d’Este, di cui si professa «cliens indignus» l’autore «Magister Johannes Benedictus de Castilione Arretino, ordinis Eremitarum divi Augustini, sacrae Theologiae doctor minimus». L’epistola è piena di lodi per il cardinale, la cui dottrina, sin dai più teneri anni alimentata, è, con preziosità d’imagini e di paragoni, alzata alle stelle dal frate scrittore, il quale confessa di essere stato particolarmente indotto a scrivere dall’amore d’Ippolito per le cose antiche e dal suo mecenatismo. Egli è della Chiesa «propugnaculum atque vallum invictissimum» e, aggiunge il piaggiatore agostiniano, «tuo ingenio, tua fortitudine, Bononiam illam studiorum matrem ab hostilibus armis libe-

    vuoi in riguardo al contenuto, vuoi nella forma. Della memoria del Lodrini noi conosciamo solo il riassunto che ne diede G.L. Passerini nel periodico L’Alighieri, an. II, pp. 489 sgg.

  1. Oltre la descrizione menzionata della stampa veneta, il Torri dà notizie e saggi degli accessorî di quell’edizione nel vol. V, pp. 159 e 161.