l’aggruppamento boreale dei continenti e sul sollevamento di essi, si trovano tali e quali, prima di Dante, nel Tresor di Brunetto Latini1, libro che a sua volta, aggiungiamo noi, non è che una compilazione, ove nulla è scoperto di nuovo. Ed un giovane scienziato tedesco, Guglielmo Schmidt, educato all’ottima scuola del Peschel, sottoponendo sei anni prima la Quaestio ad un esame molto più serio di quello dello Stoppani, vale a dire considerandola in relazione con tutto ciò che di cosmografia seppe il medioevo2, fu ben lungi dal trovarvi i veri stupefacenti che fecero andare in visibilio lo Stoppani; anzi ravvisò molti riscontri delle teorie credute dantesche nei cosmografi e naturalisti anteriori, segnatamente in Ristoro d'Arezzo, la cui Composizione del mondo è davvero un libro mirabile per molti rispetti3. Tuttavia anche lo Schmidt non esita a riconoscere nella Quaestio un precursore, rimasto senz'efficacia, di successivi progressi4Un nuovo esame del trattatello dal punto di vista scientifico ci sembra tuttavia quasi indispensabile, se non altro per misurare l’abilità del falsificatore, al quale certamente non dovette mancare l’accortezza di far intravvedere a Dante delle verità non chiarite ai tempi suoi ed insieme di non fargli dire
- ↑ Lettera al prof. A. Stoppani, nel Propugnatore, XV, P. I, 430 sgg.
- ↑ Curioso il rimprovero che gli muove a questo riguardo il Giuliani, Op. lat., II, 418, d’aver confuso la scienza di Dante con quella del tempo suo. Certamente per crearsi di Dante un idolo non è questa la vera via: convien invece sempre chiosare Dante col solo Dante. In questo modo, non vedendo ciò che gli sta intorno, egli grandeggia isolato anche per merito delle idee non sue, che trovò belle e fatte ne’ pensatori antecedenti e contemporanei.
- ↑ Vedi la prima parte, unica comparsa, dell’opera dello Schmidt, Ueber Dante’s Stellung in der Geschichte der Kosmographie, Graz, 1876, specialmente a p. 32, n. 1. Lo Schmidt fu preceduto, fin dal 1867, dal Günther, in un artic. della Beilage zur allgem. Zeitung, che non ci riuscì di vedere. Il Marinelli indicò questo scritto al Poletto, insieme con un libro posteriore del Günther (1879), ove pure si discorre del De aqua. Vedi per le citazioni esatte gli Atti del R. Istit. Veneto, Serie VI, Vol. I, p. 845, n. 4. Del valore di Ristoro parlò assai bene il Bartoli, Storia, III, 163 sgg. Il Malfatti lo chiama «precursore della fisica e della geologia odierna», in un erudito discorso, ove nel De aqua è ravvisato solo un «nuovo e più largo sapere geografico». Cfr. Della parte che ebbero i Toscani all’incremento del sapere geografico, Firenze, 1879, pp. 18-20.
- ↑ Op. cit., p. 35