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le tegole e su i mattoni. Dopo un poco, l'acqua venne giù sempre più grossa; e il temporale durò quasi tre ore.
La Tressa dette di fuori, allagando tutte le parti più basse dei poderi. Perfino su i poggi, il fieno era stato sparpagliato e interrato. Era impossibile riporlo, perchè nella creta ci s'entrava con tutti i piedi. Il giorno dopo ripiovve, benchè si fosse levato un vento che faceva travolgere la fila dei pioppi; un vento che buttava giù le frutta come se crollasse le piante.
Quando l'aria cominciò a rasciugarsi, il fieno dei piani era marcio e non aveva più colore. Scelsero quello più schietto, perchè a mescolarlo sarebbe andato a male tutto quanto; e avrebbe preso di muffa. Le vacche, benchè fossero allombate bene, ne portavano poco per volta; perchè dovevano tirare le carrate già dai fondi.
Picciòlo si batteva le mani su la fronte e si disperava; ma gli altri non dicevano niente. Anzi, Berto, mentre Picciòlo era giù bocconi ad annodare una fune sopra il carro, fece l'atto di ficcargli la forca nella schiena. E Tordo si mise a ridere.
Anche i grani avevano sofferto. Si vedevano tutti arruffati e le spighe ripiegate con il capo in giù, come uncini. E c'erano spiazzate, dove i fili erano restati stesi nel fango.