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quasi nessun contadino, pigliavano lungo i fossi; tagliando i greppi. Nessuno, anche a poca distanza, le avrebbe potute sorprendere; perchè, quando sentivano avvicinarsi qualcuno, lasciavano la falce e andavano ad acquattarsi nelle buche dei fossi. La sera tornavano a legare i fastelli; e, di notte, li portavano via su le spalle, fino alla strada; dove qualche uomo li caricava tutti insieme sopra un carretto a mano.
I prati di Remigio erano trifoglio e lupinella. Il trifoglio aveva i fiori a pallottoline rosse e la lupinella a grappoli più rosei. Dove la terra era più buona, il trifoglio era più verde, quasi turchino; e c'erano ciuffi di pallottole che parevano serrate l'una con l'altra.
Tutti gli assalariati falciavano, meno Moscino; perchè c'era caso che gli venisse voglia di ruzzare con la falce e si tagliasse magari una gamba. Ma egli non la intendeva; perchè Remigio passava quasi due litri di vino a testa. Doveva bevere l'acqua! S'accapigliò con suo fratello Lorenzo; e poi pianse. Dinda, per levarlo di torno, prese una frusta e lo mandò, facendolo camminare dinanzi a lei, fino all'orto; dove c'era da annaffiare i cavoli e l'insalata.
— Brava Dinda! — disse, dalla finestra, Luigia. E Ilda si mise a ridere.
Picciòlo, debole com'era, tutte le volte