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Luigia aveva tirato il collo a una gallina, a quella più grassa; che Ilda aveva preso la sera avanti quando s'era appollaiata.
Dopo aver fumato, il notaio si fece accompagnare nel campo; dette ordine che uno degli assalariati contasse le viti, un altro gli olivi, un altro i frutti e i pioppi.
Ciascuno degli assalariati si tagliò una stecca di legno, nella quale faceva con il coltello una tacca tutte le volte che contando era arrivato a cento. Picciòlo, invece, si metteva tanti sassolini in tasca.
La sera, presto, l'inventario era fatto. Il Lenzi disse:
— Come ho mangiato bene, oggi! Peccato che non duri almeno una settimana! Beato lei, signor Remigio, che è padrone di tutta questa grazia di Dio!
Anche il Pollastri era rallegrato dal pranzo; e si scordava perfino di essere insolente.
Quando tornarono a Siena, pareva che avessero fatto tutti e due una scampagnata.
Un lunedì mattina, cominciarono a falciare i fieni. Già, lungo la proda della strada, ne rubavano quanto era possibile: i barrocciai, quando erano arrivati dietro un poggetto che li nascondeva dalla casa, fermavano le bestie; e, lesti lesti, ne facevano più fastelli che potevano. Certe donne, che poi lo vendevano in città ai vetturini, quando era l'ora del caldo, e nei campi non c'era