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padre avevamo fatto i patti che ce ne toccasse una balletta per ognuno di noi.
— Ma per me non ci rimane niente?
— Io so che abbiamo fatto sempre così; certo, bisognava averne seminato di più.
— E perchè, invece, così poche?
— Io non lo so. Quando si zapparono le buche, suo padre era già malato; e la signora Luigia non seppe dirci niente.
Remigio domandò a Picciòlo e a Lorenzo se era vero, e si propose di cambiare i patti per l'annata dopo.
La mattina era serena e azzurra.
Su i prati, che cominciavano a fiorire, passavano gli uccelli quasi sempre lungo la Tressa; e una brancata, almeno di una quarantina, si posò sopra un salcio; empiendolo. Le anatre uscirono dall'acqua del fontone, dentro il quale s'erano capovolte e rovesciate le fronde più lunghe degli altri salici già con le foglie verdi.
Le diligenze di Murlo e di Buonconvento arrivavano cariche di gente e di fagotti; e quelli dentro guardavano tutti insieme nella strada. Nell'aria c'era la giovinezza; e Remigio sentiva attaccarsi ad essa. Dopo poco dimenticò del tutto ch'aveva questionato; ma, senza volere, dava occhiate di rammarico a quel ciliegio che il giorno avanti era tanto bello.
Le galline si rincorrevano tra l'aia e la