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gli metteva nell’animo un senso di stanchezza taciturna, una voglia desolata di andarsene; e, si ritrovava sempre a faccia con gli stessi discorsi e le stesse persone, come in un ozio logorante e ambiguo. Chi lo credeva troppo povero e chi troppo ricco: qualche persona che aveva conosciuto Giacomo, lo domandava addirittura a lui, riportandogli anche i pettegolezzi che gli altri ci facevano. Molti volevano sapere anche quanto suo padre aveva lasciato a Giulia, e doveva convincerli che era morto senza far testamento. Ma si sentiva rispondere:

— Tutti credono che abbia fatto testamento! Per tutta Siena si dice che anche quella ragazza è stata erede! Lo sanno anche i mattoni delle case! Lei vuol fare il furbo, e non vuol dire niente a nessuno.

— Ma no! Io dico la verità. Chi dovrebbe saperlo meglio di me?

Una volta, dovette fin quasi letigare.

Almeno, alla Casuccia, poteva stare lunghe ore in silenzio! La curiosità degli altri gli ripugnava, come se gli mettessero nell’anima un cencio sporco. E, credendo di poterla combattere, non avvicinava quasi nessuno. Aveva in mente di non togliere subito anche gli altri debiti, per vendere prima le vacche; e, secondo il consiglio di Picciòlo, comprare almeno due vitelli appena che ci fosse stata la fiera. Con il guada-