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IX.


Qualche volta Remigio si sentiva impazzire e qualche volta provava un benessere immenso, che lo rianimava, come quando, in mezzo all’aia, il vento gli batteva su la faccia. Queste disuguaglianze erano come il respiro affannato della sua giovinezza; della quale non s’avvedeva nè meno.

Aveva voglia di mettere a posto tutti i debiti e di guadagnare; e, immaginandosi di poterlo fare in pochissimo tempo, cominciò ad alzarsi la mattina prima degli assalariati. Li attendeva nel campo, stava a vederli lavorare mezze giornate intere, non rientrava in casa finchè non erano andati a cena. Ma non sapeva dirigerli; anzi, senza farlo capire, egli sperava d’imparare per l’anno dopo, lasciando intanto che mandassero avanti le faccende come volevano; limitandosi a darne il consenso o a comandarne una piuttosto che un’altra; in parte indovinando, in parte ricordandosi di quel che aveva imparato da suo padre; e giacchè Picciòlo e Tordo gli dicevano sempre: «Se fossi padrone, io farei così questa tal cosa o tale altra», egli sceglieva il consi-

Tozzi. Il podere. 5