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Remigio si mosse da quella specie di strettoio tra lui e il muro, e fece un passo per andarsene. Il sensale lo afferrò per la giubba, di dietro; e, fattolo voltare, aggiunse:

— Ai galantuomini non si risponde così. Si vede che lei ha ancora ad imparare molte cose.

Remigio si sentì tanto umiliato che non ebbe la forza di rispondere, ma perchè quegli non insistesse di più, lo salutò meglio che potè.

Bùbbulo, però, non smise di guardarlo. Rimase dov’era, finchè Remigio non disparve giù per la via Ricasoli; poi si ficcò una cicca in bocca e decise di trovare da vero qualche signore per invogliarlo a comprare la Casuccia.

La mattina, quantunque finisse aprile, faceva piuttosto freddo; la via Ricasoli, taciturna e quasi deserta, era soleggiata, da una parte solo, fino alla piazzetta Piccolomini; e Remigio dovette soffermarsi perchè un trasporto funebre attraversava la strada. Tutti erano a vedere, dagli usci delle case e delle botteghe, oltre che dalle finestre; e parecchi curiosi s’erano assiepati lungo le case.

Il droghiere, che aveva mandato il conto, s’avvicinò a Remigio senza nè meno salutarlo: