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VII.


Remigio, il più delle volte, si sentiva sperso; e gli faceva caso di poter scendere nell’aia e andare dove volesse. Il cancello della strada era tutto fuor di posto, con i gangheri strappati e arrugginiti; schiantato, con la vernice che veniva via a pezzi. Il settembre dell’anno avanti ci avevano legacciato i pruni e le marruche, perchè non passassero a rubare l’uva; e le siepi, ora avevano i getti nuovi.

Da una parte dell’aia c’era la capanna: un fabbricato piuttosto basso, tarchiato, con il tetto spiovente da due parti, fin quasi a terra; con l’uscio sciupato da lunghe spaccature: con un trogolo di legno appoggiato al muro; con due finestre che invece degli sportelli eran tappate da mannelle di paglia.

La parata era dall’altra parte dell’aia; piuttosto grande, fatta di mattoni doventati d’un rosso quasi nero; e, tra i mattoni, ciuffi di capperi. Attaccate alla parata, dinanzi alla capanna, la casa degli assalariati