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presterò io stesso al Lenzi. Vede come si fa tra amici, mio caro?

E, sbottonatasi la tasca di dentro della giubba, posò su la scrivania un portafogli di seta rossa ricamata a oro; l’aprì e fece vedere alcuni biglietti da cento lire:

— Noi non si chiacchiera per niente!

Remigio, ammirandolo, senza poter staccare gli occhi da quei biglietti, rispose:

— Lo so.

E sentendosi come gonfiare il cuore, aggiunse:

— Io non ne ho nè meno da cinque lire!

— Ma li prenda lei, dunque! Lo capisco che si trova imbarazzato. Faccia conto che siano suoi.

Ci mancò poco che non allungasse la mano; tuttavia la timidezza lo ritenne; e, sentendosi troppo confuso per decidersi si alzò da sedere. Allora, anche il Pollastri si alzò; e gli disse, accarezzandolo sotto il mento:

— Rivenga domani, e troverà tutto pronto. Le dirò io quanto deve farsi dare. Rifletta, mio caro, che per un’ipoteca a una banca ci vogliono troppe spese, e perciò non ne varrebbe la pena. Ma non solo le spese: non si sa, anche, quante garanzie! E, poi, almeno cinque o sei mesi d’attesa, supposto e concesso che una banca, per esempio il Monte dei Paschi, sia disposta a fare l’operazione.

Remigio tornò alla Casuccia, mettendoci