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più avanti, comprerò ogni cosa io. Così, non si mette in balìa delle banche!... È meglio che s'ipotechi con me: non ne conviene? Gli dice che con me si fa una cosa alla buona... magari penso io alle spese che ci vogliono per far registrare l'ipoteca; così lui acconsentirà meglio. Che m'importerebbe di dover sopportare io tutte le spese, che dovrebbero essere a metà? Si mette, nel contratto, che egli si obbliga di rendermele dentro un certo tempo...

Il Lenzi voleva dire tutto questo ridendo, ma non gli riesciva; tanto era preso dall'emozione. Aveva scoppi di riso, che gli troncavano le parole; e quando tacque, gli batteva il cuore come se soffocasse: era grasso e biondo, con il viso che pareva gonfio di sangue, con una bocca che gli si storceva anche a respirare, con una pappagorgia come un secondo mento.

Il Pollastri lo guardò un'altra volta; e il Lenzi, avvicinandosigli come per leggere dentro i suoi occhi, disse tutto allegro:

— Siamo d'accordo!

E come se avessero pensato la stessa cosa, aggiunse:

— Lei mi dirà la ricompensa, perchè gli affari sono fuori dell'amicizia; e lei avrebbe tutte le ragioni di rifiutarsi a questo accordo; che, del resto, sarà un bene per quel cretino; perchè, o prima o dopo, dovrà vendere