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glia di parlare della successione di Remigio, rispose:
— Del resto, la Casuccia è un possesso che mi piacerebbe; farebbe proprio per me. Comprerei un ciuchino...
Il Pollastri lo guardò in faccia, e si mise a ridere; erano amici da tanti anni e si aiutavano; perchè Roberto Lenzi, pur facendogli da scritturale, aveva un patrimonietto al Monte dei Paschi.
— Perchè mi guarda?
Il notaio rispose:
— E un'idea che mi piace; e io le prometto di aiutarla.
— Dice da vero?
Il notaio si alzò, e gli dette la mano. Lo scritturale, a cui l'impazienza di dire tutto in una volta faceva perfino sbagliare una parola per un'altra, disse asciugandosi il sudore freddo su la fronte:
— Ecco come vorrei entrarci io. So che Remigio, non ha avuto, povero ragazzo, nè meno un soldo in contanti; anzi, ci sarà subito un passivo di circa diecimila lire, perchè gli faranno anche una causa... credo una certa Giulia, che conviveva con il signor Giacomo...
Il notaio assentò, abbassando la testa.
— Deve proporgli di farsi prestare il danaro da qualcuno, ossia da me... si fa una ipoteca!... E quando egli non potrà andare