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tentando ugualmente Luigia e Remigio, trovava sempre qualche motivo per cui era necessario che tornassero da lui. E così le loro chiacchiere, attraverso una imbriacatura legale, doventavano pretese eccessive o addirittura impossibili, in contrasto tra sè e irreconciliabili; proponendo egli, ora all'uno ora all'altro, accomodamenti che non potevano soddisfare nessuno dei due. Con quel suo sorriso, che gli faceva raggrinzare tutta la faccia, diceva a Remigio:
— Sì, lei ha ragione; ma, d'altra parte, dovrebbe essere più generoso, meno tirato intendo dire, più buono verso la matrigna.
— Ma io voglio darle soltanto quel che le si spetta. Non le pare giusto?
— Soltanto quel che le spetta? Ma se le fa vedere che lei è disposto a più, la matrigna, in compenso, sarà più affezionata...
— Non m'importa!
Il Pollastri rideva, come se avesse detto una cosa da far ridere, e rispondeva:
— Ah, non gliene importa!
Remigio, che credeva di avere risposto da furbo, come se avesse da farsi scusare di una bricconata, lo guardava ridendo; sotto quegli enormi scaffali d'incartamenti, a volumi, tutti con la costola nera, con un cartellino numerato.
Più su della poltrona, la cui stoffa era stinta e strappata, un crocefisso d'avorio,