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XXVI.


Giulia era stata due giorni a letto, e il Crestai quando non era in tipografia non si moveva mai dalla sua camera.

Soltanto allora cominciavano ad amarsi da vero; e sapevano indovinare i loro pensieri. La sera, sentivano cantare da dentro le osterie; e pareva che tutte quelle casupole di Via dei Pispini, con i muri sottili, tremassero alle voci dei briachi; come se avessero bevuto con tutti i loro pigionali.

A pena ella potè stare in piedi, andò con lui dall’avvocato Boschini, e riescirono a farsi promettere che si sarebbe occupato della causa con più impegno.

— Anche perchè, — egli disse, — il mio conto lo dovrà pagare il Selmi; e da lui mi farò pagare molto meglio! Si crede di essere un signore ma io gli farò provare le prime durezze della vita. Non è giusto che egli si goda quello che non doveva essere suo! Avrebbe dovuto darle le ottomila lire senza che ce lo costringessimo noi; ma si pentirà