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— Non voglio nè meno io. La mandi fuori dell’uscio: alla conca.
Ilda prese i cesti dell’insalata, li mise nello zinale; ed escì.
— Non vorrei che ci fossero nè meno i muri!
— Ora siamo, soli, e possiamo parlare quanto vuoi! Ma, quel che vorrei dirti, che sento dentro di me, lo sa soltanto il Signore!
Remigio taceva. Allora Luigia gli disse:
— E se io acconsento anche a farti fare questa ipoteca, me ne sarai riconoscente?
Remigio gridò:
— Perchè me lo domanda?
— Non t’arrabbiare. Ormai sono presa anch’io con il laccio al collo e devo fare quel che vuole il destino. Te l’ho domandato, perchè avevo bisogno di sentirtelo dire anche con la tua voce.
— Basta! Io non voglio commovermi. Lei lo sa da sè. Vado nel campo, perchè ho bisogno di distrarmi.
— Perchè non resti con me? Pensi soltanto a distrarti per te? Credi che io non stia altrettanto male? Non mi lasciare sola!
— È meglio che io vada a vedere quel che fanno gli assalariati.
La matrigna fece il viso da piangere. Remigio le prese una mano e gliela strinse; dicendo: