Pagina:Il podere.djvu/236


— 224 —

tinata! Non vede che ho tenuto il cavallo a posta, benchè io abbia fretta?

Allora, Remigio salì sul calesse.

— Oh, ora, ha avuto giudizio! Lo vuol comprare lei questo cavallino? Glielo do per pochi fogli da cento, con il calesse e tutto! Badi come è bravo!

Lo toccò con la punta della sferza, e il cavallo, sbruffando e dimenando la coda mozza, si mise a trottare; benchè ci fosse molta salita.

Vicini alla Porta Romana, Bùbbolo disse:

— Vuol vedere come fa anche questo pezzo di erta? Vai, Lillino!

Il cavallo mise giù la testa ai ginocchi e obbedì. Era baio e lucente, con le coscie tonde e corte; e siccome cambiava il pelo, fece impelare tutto il vestito di Remigio e di Bùbbolo; che disse:

— Ora, quando arriviamo alla stalla, le do io una spazzola: e si pulisce. Stia tranquillo, così lei può andare dove vuole. Dove deve andare? Ha piacere che ce lo accompagni io? Per me, è lo stesso: invece di voltare il cavallo alla stalla, andiamo dove mi dice lei. O Chiocciolino l’ha più visto? È buono sa! Creda a me! E un poco imbroglione — e, qui, confuse la voce dentro una risata di gola — come bisogna essere noi sensali; ma le garantisco che ha un cuore d’oro. E lei se lo dovrebbe tenere