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stalla a vedere. Non l’aveva mai picchiata a quel modo.

Remigio scese un'altra volta nell’aia, mentre gli assalariati accomodavano la cesta tra il muro e una ruota del carro; perchè i cani non la potessero smovere. C’era anche Berto, che disse a voce alta; perchè fosse sentito:

— Io credo che queste cose non avvengono senza che Dio non le desideri.

Remigio quasi gli s’avventò, gridando:

— Perchè dici così?

— Perchè questo è il mio parere.

La questione fu inevitabile.

— Bada che io, fino ad ora, ti ho sempre sopportato.

Anche Berto perse il lume degli occhi; e gli rispose; gridando più forte di lui:

— E io ho sempre sopportato lei.

— Che ho fatto io a te? Se il vitello fosse stato tuo, avresti avuto piacere di sentirti dire quel che tu hai detto a me?

Ma Berto buttò via una fune del carro che aveva raccattato di terra, per fare posto a la cesta; e salì di corsa in casa. Remigio e gli altri pensarono che sarebbe risceso con una falce o con un pennato; e Picciòlo spinse Remigio perchè se n’andasse.

Lorenzo disse:

— Quando vien la sera, il malvagio si dispera!