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le gambe; Lorenzo teneva una mano allo spigolo della mangiatoia, e Remigio guardava la vacca che gli faceva compassione. Se non si fosse vergognato degli assalariati, avrebbe voluto piangere insieme con lei; e disse:

— Vorrei sapere perchè tutto mi va male.

Picciòlo gli rispose:

— Non se la prenda troppo. Andrà bene la figliatura di quest’altra!

Tordo stava zitto, perchè anche a lui dispiaceva. Allora, Lorenzo disse:

— Bisognerà sotterrarlo ad un olivo! Lo porteremo via domattina.

— Lo vorresti lasciare tutta la notte qui?

— Se lo portate fuori ora, c’è caso che qualcuno di questi cani randagi lo sciupi e lo mangi.

— Ficchiamolo, allora, dentro una cesta ricoperta con una tavola e una pietra sopra: così, potrà stare tutta la notte magari nella parata.

Remigio era restato sconvolto, e si sentiva tremare tutto. I muggiti della vacca gli facevano venire da piangere; e non poteva più guardarle gli occhi tanto afflitti che parevano più scuri e più fondi. Allora, salì in casa; per dire alla matrigna quel che era avvenuto. Luigia impallidì, ed esclamò:

— Abbiamo la maledizione sopra di noi!

Poi, picchiò Ilda, perchè era andata nella