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fermi da Gegia e da Dinda. Poi, il Bianconi sollevò, con una pinzetta, l'ultima strisciolina attaccata alla pelle.
Le dita s'erano gonfiate fino a scoppiare, aprendosi; mentre il rimanente delle gambe erano magrissime, senza più carne.
Il Bianconi si voltò a dietro, e disse a Remigio:
— Venga a vedere. Qui, ho tagliato; cercando d'impedire che il male si propagasse. Ma l'infezione era già troppo dentro.
Poi, medicò e rifasciò; aiutato sempre da Giulia.
Remigio, accompagnandolo fino al cancello della strada, gli chiese:
— Quanto potrà vivere?
Il chirurgo, guardando un cipresso per non far vedere il sorriso che gli era spuntato su le labbra, rispose:
— Fino a domattina, forse.
Quando il giovane rientrò nella camera, le due assalariate e Luigia mettevano il malato in un'altra positura. Giulia, richiusi i ferri dentro la cassetta e giunta a metà della stanza accanto, disse a Dinda che veniva dalla cucina con un recipiente d'acqua calda:
— Io voglio che il padrone parli in faccia a due testimoni. Se muore senza che sia qui il notaio?
Fatta questa domanda, ch'era piuttosto una riflessione, tornò lesta in camera e vociò