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eguali, larghi un mezzo metro, di tela rossa, e le stecche di legno. Il Centini, s’asciugò il sudore con un fazzoletto che non gli entrava nè meno in tasca; ed egli, anche per averlo meglio a portata di mano, lo metteva in punta a un ginocchio. Poi, chiese:

— Non per sapere i suoi fatti, ma il podere come va ora? Va sempre male?

Remigio si stupì che gli volesse parlare con tanta calma, di cose, che lo martoriavano; e rispose:

— Ora, sono più contento.

Il Centini dette un’occhiata alle due donne; e seguitò:

— Mi dicevano, invece, che lei non ci guadagna niente!

— Non è vero!

— Se non è vero, mi fa piacere.

Si grattò la mosca colore di stoppa, appena visibile sotto il labbro; e gli chiese:

— Quanto è all’anno la sua entrata?

Una delle due donne disse:

— Qui, noi abbiamo guadagnato, nelle annate migliori, anche diecimila lire.

L’altra disse:

— È vero! è vero!

Ma Remigio non rispose: si alzò, per non ritenersi da meno della loro serva venuta su l’uscio, tranquilla e nutrita bene, a domandare se la gallina già spennata doveva essere cotta in padella o allo spiedo.