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dinanzi a loro che si pentì d’esserci andato. Il Centini, dopo aver guardato le donne, a una per volta, e dopo aver preso da una tasca, fattasi fare a posta, una pipa grossa come un pugno, legata con un cordoncino a due colori, continuò:
— Come vede, quel fieno lì verrà a costare la metà, sì e no, di quello buono! Se me lo vuol dare, io le do cinque lire. Guardi; questo è il portafogli, e dentro ci sono i denari.
Prese il portafogli e ci ficcò le dita come quando cavava il trinciato per la pipa.
— Perchè io pago subito: i debiti non li voglio. Se io avessi uno che avanzasse da me, gli tirerei una fucilata dalla finestra. Il fieno si pesa. Si fa il conto e lei riscuote. Perchè a chiedere i denari da me io non ce lo faccio venire!
Remigio non sapeva quel che decidere, e sebbene capisse che di più non avrebbe potuto venderlo, rispose:
— Spero di venderlo meglio.
— E lei provi! Lei ha diritto di provare quanto vuole. Se non trova di meglio, torni da me. Quando mi vuole, tutti i giorni lei mi trova qui a sedere. E se non sono qui a sedere, vuol dire che dormo o mangio. Ma lei può fare un fischio; e io, oppure una di queste mie donne, s’affaccerà.
Quelle, sorridenti, accennavano con il capo; facendosi fresco con due ventagli