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XXIII.
Remigio avrebbe voluto far dimenticare anche agli altri l’incendio della macchia; e, quando gliene parlavano, diceva che non ci pensava. Ma si sentiva scoraggiare sempre di più; e restava abbattuto perfino troppo.
I denari consumati erano ormai parecchi; e tutti i giorni, per la spesa di casa ne bisognavano. Aveva dovuto pagare due altri mesi agli assalariati; e, in tutto, non erano bastate mille lire. In modo che, pagando anche il vitello, gli restavano soltanto seicento lire; troppo poche per i diritti di successione e i bimestri delle tasse. Tra meno di un mese, il primo d’agosto, c’era la prima scadenza della cambiale, e, perciò, non poteva toccare niente delle settecento lire serbate a posta. Ma quando dovette andare dal Pollastri, che non volle alleggerire il conto nè meno di un centesimo, restò con trecento lire soltanto. Cominciò ad avere paura; e, quando la macchina tribbiatrice, trainata da due paia di bovi, passò davanti alla Casuccia senza fermarsi, gli parve di perdere il cuore.