Pagina:Il podere.djvu/181


—169—

— Domani, ho da fare parecchio; ma in certe giornate, la fatica non si sente più.

Giulia sospirò e arrossì; poi, disse:

— Mi ha detto la zia che lei avrebbe pensato a me...

E si fece sempre più rossa, proseguendo:

— Ma non è possibile. Non perchè io abbia un altro impegno...

Ciambella scosse la cenere del sigaro; e rispose:

— E, allora, c’intenderemo, invece. Non c’è fretta. Ne parleremo un’altra volta. Domenica, magari, andiamo a fare due passi in campagna; e ne parleremo allora.

— Come vuole!

Egli ripetè:

— Non c’è nessuna fretta.

Poi sorrise, e aggiunse:

— Quando si sa che tanto lei che io siamo d’accordo! Non ci sarebbe né meno bisogno di dire niente!

La ragazza, allora, si alzò e chiamò Fosca perchè egli salutasse anche lei. Quando le due donne furono restate sole, la zia chiese:

— Che ti diceva?

Giulia fece una risata stizzosa:

— Niente.

— Ma... ti piace?

— In seguito, forse, mi piacerà di più. Ma, tanto, della bellezza a me non importa niente. Nè meno io, del resto, sono bella.