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la gente! Ma se ci fossi stato io, si chetavano tutti! A me, invece, questo modo di fare m’è venuto a noia!

— Io sono vecchio, e se ne approfittano.

— Un’altra volta, mandate a chiamare subito me.

— E ti vorresti compromettere per niente?

— State zitto! Se no, mi fate arrabbiare sul serio anche voi!

Picciòlo, intanto, aveva già fatto fare da Dinda un beverone caldo, con la semola; portò il paiolo giù nella stalla e lo mise sotto il muso del vitello. Ma il vitello ci si avvicinava e poi faceva uno scatto indietro. Picciòlo si disperava, quasi piangeva. Poi, posò il paiolo su la paglia e si mise a grattare con le unghie tra le corna del vitello, per fargli il solletico; poi, gli accarezzò il collo e si mise a fischiettargli. Ma la bestia non capiva, e si tirava addietro.

— Sant’Antonio benedetto! Se tu non mangi, mi spacco la testa alla mangiatoia.

Anche Dinda andò nella stalla; s’annodò il fazzoletto sotto il mento perchè non le scivolasse, abbracciò al collo il vitello e lo trascinò verso il paiolo.

Disse il contadino:

— Tutto sta che l’assaggi!

— È quello che penso anch’io. Tu alza il paiolo.

Allora, Dinda gli ci ficcò il muso. Il vi-