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volta, uno scoppio di voce, oppure una parola sola, chiara e distinta, seguita dal silenzio o da schiamazzo incomprensibile. Ora si sentivano i campani in mezzo al prato, come rinchiusi dentro il fittume degli uomini e delle bestie, con suoni soffocati e strascicati; a un certo punto, invece, un campano più forte che continuava per un pezzo, come se facesse chetare tutti gli altri; o parecchi campani sparsi per la fiera, e ora se ne sentiva uno e ora un altro, sempre eguale e riconoscibile.
Su la stesa delle groppe si levavano le corna. Le mosche coprivano il collo e la giogaia dei bovi, mettendosi fitte fitte attorno all’orlo degli occhi; attaccandosi, ostinate, con le ali lustre e iridescenti. Quando una volava via, restava una goccia di sangue, come una punta di ago, sul pelo.
Per qualche secondo, a una ventata placida, il brusìo doventava fruscio più forte e più distinto; mescolato ai muggiti.
Qualche volta, quando un compratore si portava via un maiale dal branco, legandolo per una delle zampe di dietro, le strida si sentivano per tutta la fiera; e in quel punto si alzava un polverone che accecava.
Tutte quelle corna e quelle groppe, brulicavano. Sui carri, le donne, tenevano le funicelle delle bestie, avvoltolate ai polsi, con le fruste in mano, sotto grandi ombrelle