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Il prato a sterro, dinanzi alle prime case del Borgo, era pieno fino in fondo: i bovi e i vitelli pigliavano tutto il mezzo: i cavalli e gli asini erano legati alle file degli alberi, da una parte; i maiali grufolavano lungo il muro del Tiro a Segno. I contadini e i mercanti entravano tra i mucchi dei bovi; mentre altri, a campanelli, dove c’era più posto vuoto, stavano fermi; discutendo e contrattando per ore e ore di seguito. Per lo più, ai carri erano legate quattro o cinque paia di bovi; o pure un branco di vitelli, con la testa e la fronte coperte di fronzoli rossi. I vitelli si bicciavano e si pestavano, perchè non sapevano moversi o perchè, volendo divincolarsi e sciogliersi, davano a dietro mugliando. Allora, chi li aveva in consegna, tirava la funicella e li legava più a corto.
Fin quasi mezzogiorno, i bovi continuarono ad arrivare. Pareva che non potessero trovare più posto; ma, invece, si aprivano una specie di viottolo che, a un certo punto, si riempiva e restava chiuso. Ed ecco che, lì accanto, altre bestie seguitavano a passare affrettandosi. Altre, vendute, erano portate via, e dovevano fare giri lunghissimi; e, qualche volta, non potevano andare avanti trovandosi serrate da ogni parte. Una voce, risoluta, diceva:
— Pigliate di qua!