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— Vengo a prenderle fino alla Casuccia. Non vorrei impolverarmi le scarpe per così poco, ma lo fo per gentilezza; perchè lei non debba venirmi a cercare.
— Non ce n'ho nè meno a casa.
— Come! Non ha a casa dugento lire? Ha già finite quelle che prese con la cambiale al Banco di Roma?
— Chi ve l'ha detto della cambiale?
— Non mi ricordo chi me lo disse.
— Lo sanno anche altre persone?
— Diamine! Che male c'è? I debiti e le cambiali fanno presto, come dice il proverbio, ad avere le ali.
E si mise a ridere, ma a Remigio dispiaceva parecchio; e non voleva ammettere che gli altri, quella cerchia di mercanti e di sensali, potesse subito essere informata del suo portafoglio.
— Senta: sia allegro! Diamine! Perchè se la prende? Lei è giovane, e con un poco di giudizio può darsi che non sia costretto a vendere la Casuccia anche se dovesse metterci sopra una ipoteca; lei, in vecchiaia, la toglierà. Fossi io giovine come lei! Vorrei far doventare la Casuccia più bella d'un giardino! Lei, se avesse i soldi, dovrebbe mettere altri filari di viti giù per la poggiata che si parte dalla strada: empirla tutta, a
fosse, per quanto è lunga. E, poi, comprare bestiame: vitelli, pecore, maiali. Di tutte le
Tozzi. Il podere. | 9 |