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da capo a volergli male. Remigio sentiva che non poteva fidarsi, ma non volle più essere sgarbato; e gli disse, benchè con rincrescimento:
— Io non ho niente contro di voi.
— Ma, — riprese arrossendo Chiocciolino, dopo aver capito che ormai Remigio era sempre meno ostinato, — bisogna che lei mi paghi quei due maiali. Se non può, mi faccia una cambiale. Io sono disposto ad accettarla: vede che non sono esigente. Se, poi, mi costringe a far la causa, come vuole a tutti i costi l'avvocato Sforzi, io, allora, non so più quel che dirle per il suo bene. Ne trovi un altro, che le parli con più amicizia di me! Chiocciolino lo sanno tutti chi è. Meno qualche scatto, quando mi piglia caldo alla testa, e allora il responsabile non sono io, ho sempre saputo farmi rispettare da tutti.
E lo strinse sbottonandogli la giubba e dicendogli con un sorriso:
— Se ce l'ha, nel portafogli, me le dia subito queste dugento lire! Me ne dia, per ora, cento sole! Io le farò una ricevuta d'acconto. E, allora, sono contento anche se a darmi il rimanente aspetta una settimana di più: quando avrà venduto il fieno.
Remigio distaccò le mani dalla giubba e gli disse:
— Mi dispiace, ma non ce le ho.