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camera del padre senza che prima nessuno lo vedesse.

Giacomo era desto e appoggiato a quattro guanciali; mentre due delle assalariate, Gegia e Dinda, gli sostenevano le braccia lungo la coperta, attente a mettergliele in un altro modo quando non poteva stare più nella stessa positura. Sopra il canterano, una lucernina di ottone con tutti e quattro i beccucci accesi.

Remigio salì in ginocchio sul letto. Ma Giacomo, che aveva la testa ciondoloni sul petto e gli occhi chiusi, non se ne accorse nè meno. Allora gli chiese:

— Non mi riconosci?

Dinda disse sottovoce:

— Lo lasci stare, padroncino! Soffre troppo e non le può rispondere.

— Mi risponderà, spero.

— Ha fatto male ad entrare senza avvertire.

Ma Remigio non badò a quel rimprovero; e disse, sebbene sapesse che non gli credevano:

— Vorrei che mi riconoscesse.

Giacomo alzò, a poco a poco, faticosamente, il volto; e guardò il figlio ma non se ne fece caso: le sue labbra si erano affloscite e screpolate, deformando la bocca; gli occhi non erano più neri; ma, con le sclerotiche gialle e segose, le pupille pare-