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ormai, doveva essere già parecchia! Chi sa quante volte Giangio aveva segnate le spese, con quelle sue lettere tremolanti e grosse!
Il Neretti, vedendo che Remigio se ne andava malvolentieri, gli disse:
— Mio caro! Io ti consiglio per il tuo bene! Poi, del resto, tu sei padrone di fare quello che vuoi.
— Ma, appunto, io voglio farmi consigliare da te.
— Da me? E che ti devo dire? Credi da vero che la Cappuccini non debba avere quei denari? E, allora, si tira per le lunghe; può darsi che, alla fine, si stanchi. Ma, con il gratuito patrocinio, lei non ci rimetterà mai niente. Ormai, a dietro non si torna, lascia fare a me: vedrai che, tra quattro o cinque mesi, siamo sempre allo stesso punto. Ora, vattene! T'ho già fatto capire che mi dai noia.
— Quando devo tornare?
— Quando vuoi: tanto io che Giangio siamo sempre qui a tua disposizione.
— Ora verrà anche la querela di quel sensale che chiamano, mi pare, Chiocciolino.
— Lasciala venire! Portamela subito.
Remigio gli strinse la mano, sorridendo egli stesso del proprio imbarazzo. Quando fu fuori, gli restò a mente soltanto che il Neretti gli aveva detto imbecille; e doven-