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migio al Neretti; che, vista la sua cattiva figura, trovò modo di rimandare la causa. L'avvocato di Giulia, Renzo Boschini, voleva opporsi e adduceva che ella si trovava in stretta miseria e che già aveva dato prova di avere ragione. Ma, poi, capito che il Neretti desiderava di tirare in lungo le cose, non perchè in seguito potesse trovare qualche altro argomento decisivo, disse che accondiscendeva tanto per far vedere com'egli si sentiva sicuro di vincere.

Tutti quei ripicchi non interessavano Remigio, che non aveva detto niente di quel che avrebbe dovuto dire. L'avvocato, vedendolo smarrito e distratto, lo spinse per una spalla, facendolo alzare. Il giovane era sempre più sbalordito e inciampava giù per le scale. Quando fu in istrada, dove c'era il sole e si respirava meglio, chiese all'avvocato:

— Come m'andrà?

— Male!

— Perchè?

— Ce li hai tu i testimoni a favore tuo?

— No.

— E allora, come vuoi fare una causa se non hai i testimoni?

Gli dette la mano e lo lasciò.